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Stefania Tacconi

Non è Settimana Santa senza il Vinsanto

Sicuramente che è il vino che usava il prete durante la santa messa. In realtà questa è una delle ipotesi sull’origine del nome. Vi sono alcuni documenti che fanno risalire alla Grecia l’origine di questo vino, che nel tardo medioevo veniva importato dai mercanti veneziani per i ceti più abbienti. Successivamente su imitazione dei vini dolci greci, anche in Italia si cominciò a produrre questo vino dolce nel veneto occidentale. Nel 1773 Giovanni Cosimo Villifranchi scrive nell’Oenologia Toscana che il Vinsanto ha origini veronesi e non toscane. In effetti l’origine del nome potrebbe anche far pensare alla parola greca antica ”xanthos”(biondo o giallo). Tra le ipotesi però più accreditate vi è comunque quella che il Vinsanto terminasse il proprio periodo di affinamento durante la settimana santa. Da qui l’origine della parola Vinsanto.

In Toscana in tempi un po’ più recenti era considerato il vino dell’amicizia, riservato in casa per le visite di amici speciali; oggi il Vinsanto sta vivendo una sorta di riscoperta, perché molti aziende vinicole lo producono con passione da una tradizione riportata dai nonni e con tecniche sempre più raffinate.

Questo vino passito liquoroso ha in effetti costi di produzione abbastanza elevati; dopo la vendemmia, quando le uve sono arrivate ad un elevato grado di maturazione, vengono lasciate ad appassire per altri due mesi circa, in modo da raggiungere un’elevata concentrazione degli zuccheri. Quindi la resa sarà molto ridotta, rispetto alla produzione delle uve. L’invecchiamento che avviene nei caratelli, richiede un lungo tempo: si va da un minimo di 36 mesi, ma si può arrivare a 60 mesi per la Riserva o a 96 per l’Occhio di Pernice.

Le uve impiegate sono prevalentemente Malvasia bianca e Trebbiano Toscano, ma vengono a volte utilizzate altre uve a bacca bianca e talvolta anche il Sangiovese. Ogni azienda ha la propria ricetta. I profumi sono prevalentemente di frutta secca e spezie, ma anche di caramellato, miele e confettura. Si trova la versione secca o dolce e si può abbinare benissimo con i dolci pasquali tipici della nostra terra: corolli, schiacciate, cantucci etc etc. Ma – e qui vi stupirete – può abbinarsi ancora meglio con foie gras, crostini di fegatini, e formaggi specie se stagionati ed erborinati. (Provare per credere).

Questa Pasqua se volete riscoprire i sapori di una volta, potrete anche provare questa ricetta di Biscotti al Vinsanto di tradizione delle nonne:

  • 150 gr di farina

  • 50 gr di mandorle macinate

  • 100 gr di zucchero

  • 4 cucchiai di olio di oliva

  • 2 cucchiai di lievito in polvere

  • Vin santo secco

Cuocere a 160° per 20/25 min.

Grazie a Letizia Cosci per la ricetta

Buona Pasqua a tutti

Stefania Tacconi


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