Sono anni tumultuosi quelli che il mondo sta affrontando in questo secondo decennio del nuovo millennio, mentre gli equilibri internazionali sembrano non trovare stabilità. L’Italia stava per tirare un sospiro di sollievo guardando con fiducia alla ripresa dei mercati e alla riapertura al turismo post pandemia, e già arriva un’altra crisi: quella della guerra in Ucraina, uno scenario che non avremmo mai pensato potesse più verificarsi alle porte dell’Europa. È inevitabile che le sanzioni rivolte alla Russia si ripercuoteranno anche nell’economia degli altri paesi, e a farne le spese sarà soprattutto l’Italia, che in Russia spopola con i suoi prodotti made in Italy (non solo vinicoli). Durante la pandemia, l’unico mercato vinicolo che non ha subito perdite sostanziali (ed anzi è cresciuto dell’11% nel 2021) è proprio quello sovietico. L'analisi dell'Osservatorio Uiv-Vinitaly, su base dogane, ha rilevato che lo scorso anno si sono registrati ordini dalla Russia per un valore di 375 milioni di dollari. Il Belpaese è il primo Paese fornitore di vino e detiene una quota di mercato di circa il 30% davanti a Francia e Spagna. In particolare, sono stati gli spumanti del tricolore a registrare un vero e proprio boom con +25%, mentre i fermi imbottigliati si sono attestati al +2%. Le denominazioni più richieste sono il Prosecco, il Lambrusco e l’Asti Spumante, invece per i vini fermi spopolano le DOP Toscane e Piemontesi. Adesso all’aumento spropositato dei costi della produzione (causato dalla vertiginosa salita dei costi energetici) e delle materie prime (quali ad es. bottiglie, tappi, etichette, prodotti agronomici ed enologici etc etc.) si aggiunge anche la perdita di un mercato molto importante. I primi effetti già si manifestano in questi giorni, come denuncia l'Unione italiana vini, con lunghe code di camion alla frontiera tra la Lettonia e la Russia e importanti quantitativi di merci non ritirate in dogana. Inoltre, evidenzia l’Uiv, la sospensione dei pagamenti, porterà a far perdere le tutele assicurative sui pagamenti delle merci. «Ci troviamo costretti a dover rinunciare a una piazza strategica per l’Italia – ha spiegato il segretario dell’Unione italiana vini, Paolo Castelletti – che è il primo Paese fornitore di vino in Russia, proprio in una fase di forte risalita degli ordini. In attesa fare luce sulle ipotesi di fermo delle esportazioni, consigliamo alle imprese italiane di vino di effettuare consegne verso la Russia solo dopo aver conseguito adeguate garanzie sui pagamenti».
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